Ocizla e i cervi

Valerio ha ideato un nuovo, diabolico scherzo: scatenare “l’uomo che sa” che c’è in suo padre, e poi deriderlo (in modo benevolo). Sostanzialmente, gli pone una domanda su argomenti di tipo storico – naturalistico, e mentre Davide espone ampiamente e con estrema ricchezza di particolari la sua risposta, Valerio si gira verso di me e ride sotto i baffi che (ancora per poco) non ha, facendomi capire che non ascolterà una sola parola della lunga dissertazione. Così è accaduto anche nel corso dell’escursione nella valle slovena di Beka – Ocizla, luogo famoso per i suoi inghiottitoi. Ascoltando stralci della trattazione di mio marito, che spaziavano dalla storia di Revoltella e del canale di Suez ai fenomeni carsici alla tettonica a placche (lo sapevate che l’Istria è un pezzo di Africa?), ho quindi scoperto che gli inghiottitoi sono delle specie di imbuti che portano l’acqua dei torrenti sotto terra. Ma il percorso che vi vogliamo proporre non si limita a farci ammirare questo fenomeno: la zona è ricca di grotte, cascate, piccoli canyon, boschi di faggi e querce. Uno dei punti di partenza per l’esplorazione di queste meraviglie è il piccolo paese di Ocizla, anticamente conosciuto con il nome di Occusian e all'epoca capoluogo di un vasto comune carsico. Per arrivarci si sconfina a Pesek e si imbocca la statale che porta a San Servolo. Proseguendo per pochi metri oltre il paese, si arriva alla suggestiva chiesetta dedicata a Santa Maria Maddalena; scendendo a sinistra della costruzione sacra troverete un sentiero piuttosto ampio a sua volta in discesa: attenzione a quel punto a trovare sulla sinistra, dopo poche centinaia di metri, il primo dei numerosi cerchi gialli (tutti segnati sugli alberi) che vi indicheranno la giusta direzione nell’intero percorso. In inverno e quando il terreno può essere fangoso e scivoloso consigliamo calzature adatte, e in generale non è luogo da visitare con tacchi e ciabattine. Vi assicuro che le foto non rendono la magia del percorso, perché né grotte né inghiottitoi, ho constatato, sono particolarmente fotogenici.
Terminata la gita avrete fame, naturalmente. In risposta a questa esigenza insopprimibile ci sono due opzioni: una è recarsi a Slope da Pri Filetu, di cui ho già parlato estesamente e su cui ci tengo a darvi un aggiornamento. La dirompente proprietaria Anna, o Maria (ancora non ci siamo tolti il dubbio) ha letteralmente imboccato Davide perché finisse le verdure in tavola, lamentando la fatica di curare l’orto, nel frattempo mi porgeva il pane per intimarmi di fare scarpetta dell’olio di loro produzione, rimasto nel piatto degli antipasti, e decretava che la carne lasciata da Valerio doveva essere consumata dallo stesso a cena. Nonostante tutto, la signora ha ragione: il cibo è così buono che non bisogna lasciarne una briciola sul piatto (altrimenti vedrete…)!
L’altra opzione per il pranzo è la Gostilna Pod Slavnikom, a Podgorje, paesino ai piedi del monte Slavnik (altra gita, altra storia!). Siamo a pochi chilometro dai confini della Slovenia sia con l’Italia (valico di Pesek) sia con la Croazia (confine di Jelovice), e ci affacciamo su una zona che meriterà diversi capitoli di questa lunga storia: la Ciceria. Tornando alla nostra gostilna, in famiglia l’abbiamo sempre chiamata “Ai cervi”, perché all’interno fanno bella mostra di sé, appesi ai muri, diversi palchi di cervi, alcuni giganteschi. Sull’argomento corna, a seconda di chi ci si sedeva davanti, si sono sprecate nel tempo numerose e inevitabili battute. Gnocchi con goulash, fusi (pasta fatta in casa tipica di queste zone), carni per ogni palato… ma soprattutto, per noi, una delle migliori tagliate di manzo si possano gustare in tutto il nordest, accompagnata da patatine fritte vere, che nel nostro lessico familiare significa tagliate a mano e fritte in padella. Spenderete fra i 50 e i 60 euro in tre, comprensivi di vino e bibite, sempre se vi accontenterete di antipasto, o un primo o un secondo (questa indicazione vale in generale per tutte le nostre proposte enogastronomiche e in generale per il controllo del colesterolo…)
Se la vostra automobile non teme una strada sterrata, per tornare in Italia imboccate quella che parte a destra della ferrovia di Podgorje e che vi condurrà a Presnica, risparmiando una decina di chilometri per arrivare a Trieste. Il paesaggio è un quadro dipinto, con alberi secolari, vasti prati, e sulla destra una ferrovia d’altri tempi. Quando piove questa strada dissestata si riempie di pozzanghere dalle dimensioni importanti, che diventano scrosci e risate al grido di Valerio: “Ploooch!”.




Preadolescenza, castelli e tesori nascosti.

Portare un preadolescente a visitare antiche vestigia di castelli sotto il sole cocente dell’estate potrà costarvi una sequela significativa...