C'è che l'è e la Val Cavanata

“C’è che l'è" è un perfetto gioco di parole, che ci avverte che bisogna accontentarsi di quel che si trova. Ecco quel che c’è, nell’omonimo ristorante a San Canzian d’Isonzo: un argine sul quale passeggiare, una capretta che vi fisserà durante tutta la vostra permanenza, due enormi gelsi a proteggervi dal sole, nessun turista e tanti locali (un ottimo indicatore di qualità), pesce ottimo a un prezzo veramente economico.

Ho trovato questo locale per caso, o meglio per intuito, dopo aver studiato per qualche minuto le opzioni possibili per un pranzo nei dintorni di Grado, sulla via del ritorno verso Trieste dopo un fine settimana al Camping al Bosco, di cui parlerò estesamente in futuro. Si trattava di concludere la breve vacanza senza stress e con soddisfazione del palato, non innervosire Davide nella ricerca di un parcheggio nel centro cittadino, non sperperare i miei averi, rispondere con sufficiente prontezza alla fame incipiente del nostro pullo undicenne: mica poco! Entro in argomento aviatorio per chiarire che mio marito è un esperto di uccelli, interesse sul quale negli anni si sono sprecate battute irripetibili, ma che ci ha portato, fra le altre mete naturalistiche, a scoprire anche la Riserva Naturale della Val Cavanata, a pochi minuti dal ristorante, dove abbiamo fatto una breve passeggiata, con la promessa di tornarci quando nostro figlio avesse accusato meno i crampi di un lungo digiuno di un paio d’ore. Per arrivarci si esce dalla strada provinciale 19 che porta da Grado a Monfalcone, svoltando a destra in corrispondenza dell' l’indicazione stradale. Vi troverete lungo una strada alberata dove già potrete avere la fortuna di osservare qualche esotico pennuto: mio marito lì ha visto un’albanella reale, un avvistamento fortunato, a quanto mi ha riferito! Dopo poche centinaia di metri la nostra vista si è aperta sulla laguna, e abbiamo avvistato i fenicotteri. Valerio ha esclamato, con nostro grande orgoglio: i Pink Floyd! Rassicurata dalla sua buona cultura musicale, scesa dalla macchina ho citato i meno noti Pitura Freska che da queste parti dell’Italia furoreggiavano con il pezzo “Oi ndemo veder i Pink Floyd”… e li abbiamo visti bene, in un contesto molto curato e soprattutto molto tranquillo e per niente frequentato dai “rambo del birdwatching” che spesso popolano la vicina Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo Isola della Cona, vestiti in mimetico integrale e con quattro macchine fotografiche grandi come cannoni, e per lo più immobili sulle seggioline per l’osservazione degli animali.

Dopo la nostra (troppo) breve esplorazione di questo luogo meraviglioso siamo tornati sulla strada provinciale 19, per procedere, girare a destra subito dopo il ponte che si affaccia sul canale Isonzato e giungere al C’è che l’è, che dopo una breve ricerca sui siti sembrava rispondere più alle nostre esigenze. A mezzogiorno di domenica era rimasto solo un tavolo non prenotato (ergo: meglio prenotare), ma che tavolo! Ci siamo sistemati sotto il gelso secolare e abbiamo ordinato tre porzioni di cozze “scotadeo”, una pasta con le sarde, una cotoletta milanese, due porzioni di patatine fritte, un litro d’acqua, mezzo litro di vino bianco della casa. In risposta alle rinnovate esigenze igieniche legate al covid – 19 il locale si è organizzato perché i clienti scrivano le loro ordinazioni dietro al foglio che certifica la loro presenza; una volta consegnato, si attende che il numero del tavolo venga chiamato al microfono per la consegna del vassoio con l’ordinazione, con un richiamo irresistibile alla naturale battuta (“Tombola!”), che tuttavia non stona con l’atmosfera semplice, un po’ da sagra di paese, che creano i tavoli di plastica, gli ombrelloni di diversa forma e colore e la capretta che istiga i cani dal suo recinto. Anche il cibo si è rivelato genuino come l’atmosfera: cucina casalinga eccezionale, come il prezzo finale, comprensivo di caffè: 49 euro in tutto.

È stato a quel punto che nostro figlio Valerio mi ha detto che ci azzeccavo sempre coi ristoranti, e che potevo raccontare dove andavamo su internet. Considerando che anche Davide ha parecchio naso e gambe per cercare bei posti dove camminare e mangiare, non c’è sembrata affatto una cattiva idea.

Ultima nota su questa gita: dietro al ristorante c’è un “ricovero per animali in difficoltà”, era chiuso al pubblico, ma dalla stradina che fiancheggia l’argine abbiamo potuto ammirare, un bufalo, delle voliere che ospitavano ogni sorta di pappagalli e un gigantesco struzzo che ci salutava con il suo “Gluck”!

Preadolescenza, castelli e tesori nascosti.

Portare un preadolescente a visitare antiche vestigia di castelli sotto il sole cocente dell’estate potrà costarvi una sequela significativa...