Pane, pace e… glacolitico
Voglio tornare al più presto sul Sentiero della Pace. Questo per vari motivi. Il primo è che desidero vederlo in autunno, quando in Carso i colori vibrano. Poi, voglio cominciare a esplorare i 400 chilometri di questa via dedicata alla Grande Guerra, che si estende con innumerevoli diramazioni da Log pod Mangarton (o Bretto) a Trieste. Noi ci siamo arrivati percorrendo la statale 614, seguendo le indicazioni dopo Kostanjevica na Krasu; la giornata estiva era particolarmente afosa, motivo per cui abbiamo lasciato l’automobile a pochi passi dalla nostra meta: il memoriale di Cerje, un monumento denso di significati, con una bellezza archetipica, quasi surreale per posizione ed estetica. Si tratta di una torre alta 25 metri, dalla cui sommità il paesaggio raccoglie l’Adriatico, le Dolomiti , le Alpi Giulie e la Valle del Vipacco. Qui arrivo al terzo motivo che mi porterà di nuovo in zona: l’afa quel giorno portava con sé un’antipatica foschia, che non mi ha permesso né di vedere né di fotografare quel panorama eccezionale. La costruzione, che si può raggiungere da diversi sentieri, raccoglie reperti e informazioni sulla vita delle popolazioni e dei soldati durante la Prima Guerra Mondiale, oltre che esposizioni di pittori sloveni contemporanei. Dalla sommità si può ammirare le terre allora martoriate dall’orrore, ora luogo di pace dove camminare, pedalare, meditare.
Il museo ospita anche i più antichi manoscritti in una lingua slava (lo sloveno) per i quali sia stato utilizzato l’alfabeto latino. Si tratta di tre frammenti di argomento religioso ritrovati nel 1803 a Frisinga, in Baviera (da cui il nome). Il primo frammento proviene plausibilmente dal primo stato sloveno medievale, la Carantania (nel territorio dell’attuale Austria meridionale e della Slovenia nord-orientale), mentre gli altri due sarebbero stati scritti nella Pannonia slovena (nei pressi del lago Balaton) dai fratelli Cirillo e Metodio. I due, nati a Tessalonica nel IX secolo, inventarono l’alfabeto glacolitico per poter esprimere lo slavo, determinando la nascita del paleoslavo come lingua scritta, utilizzata per la traduzione dei testi evangelici. Approfondendo la questione abbiamo scoperto che anche nelle chiese di San Giuseppe della Chiusa e San Dorligo della Valle furono utilizzati testi in glacolitico. Come finì l’alfabeto glacolitico? A voler fare una battuta, verrebbe da dire: a vender fusi di gallina a Hum (altra tappa, altra storia…); in ogni caso, fu soppiantato da quello cirillico, in uso presso le popolazioni slave aderenti alla Chiesa ortodossa (Russi, Ucraini, Serbi e Bulgari).
Nella gita che proponiamo torna il concetto di pace: questa volta, quella dell’anima, quando ci si siede all’ombra dei gelsi secolari che rendono speciale la Gostilna Tabor. Il locale si trova a Vojščica, lungo la strada che unisce Kostanjevica na Krasu a Komen. La cucina è casalinga e gli ingredienti di produzione propria.
Fusi, gnocchi, goulash, gallina, stinco, pollo… di tante meraviglie cosa piace di più a Valerio? Il pane. In effetti ne propongono uno irresistibile. Sì: lo ammettiamo. Ce lo siamo portati a casa in un tovagliolo.