Siamo in Istria, fra le città di Rovigno (Rovinj) e Orsera (Vrsar), a ridosso del canale di Lemme: imboccata la strada che conduce a Canfanara (Kanfanar), si potrà trovare (abbastanza) facilmente l’antico abitato medievale di Duecastelli (Dvigrad). Il nome del luogo fa riferimento all’esistenza originaria di due parti distinte della città, Moncastello (la parte che ha resistito fino a oggi) e Castello Parentino (della quale rimane solo un piccolo altipiano), poi unificatesi.
L’area fu abitata già in epoca preistorica, le fonti scritte successive ci raccontano dell’avvicendarsi, al comando della cittadina, di Aquileia, poi dei conti di Gorizia, infine di Venezia. Il declino di Duecastelli cominciò con l’epidemia di peste scoppiata alla fine del XV secolo e proseguì con la guerra degli Uscocchi: nel 1630 la città risulta abitata solo da poche povere famiglie povere, che ben presto abbandonarono l’abitato, da allora deserto.
La città medievale è cinta da due anelli di mura, all’interno delle quali si sono conservati (incredibilmente bene!) più di duecento edifici, fra i quali, al centro, l’imponente chiesa di Santa Sofia.
Riguardo alla stupefacente sensazione che le case, le strade, i vani, le porte, le diverse parti della chiesa, persino i forni siano intatti e uguali a se stessi da secoli, c’è da sottolineare la particolarità della fine di questo luogo: non distrutto, non bruciato, come molti all’epoca, ma abbandonato al tempo, semplicemente.
Mentre citavo Schliemann e i sepolcrali, colta dall’estasi di chi passeggia in mezzo a ciò che resta, il preadolescente lamentava nell’ordine: caldo, ragni, dolore alla caviglia, dolore alla testa, sete, sudorazione, problematiche esistenziali complesse. Ma la questione del tesoro l’ha poi rinvigorito. Perché pare che a Duecastelli fosse giunto nientepopodimeno che il pirata Henry Morgan, personaggio storico a cui Salgari si ispirò per scrivere il Corsaro Nero: britannico di origine, combatteva contro gli spagnoli, appoggiato dal governatore della Giamaica; la sua impresa più straordinaria fu la conquista di Panama, che però saccheggiò in violazione dei trattati fra Spagna e Inghilterra. Scatenò le ire degli inglesi, che presero a inseguirlo; la leggenda vuole che durante questa fuga venisse spinto nell’Adriatico, dove scelse il Canale di Lemme come rifugio sicuro per sé e per il suo tesoro, sepolto proprio a Duecastelli. Il passaggio del pirata sarebbe testimoniato dall’esistenza di un paesino chiamato proprio M(o)rgani, che si trova a pochi minuti d’auto dalla strada che prosegue oltre le rovine di Dvigrad. Vale veramente la pensa arrivare a Mrgani: i pozzi e alcune pietre testimoniano la reale antichità dell’abitato, valorizzato dagli abitanti, che ne hanno avuto cura; qua è là, qualche accenno alla leggenda, ma senza esagerazioni turistiche. Abbiamo messo gli occhi su una Konoba al centro del paese, aperta purtroppo solo alla sera: bisognerà tornare a testarla!
Tornando al tesoro, pare che nei secoli Duecastelli sia stata meta di cercatori speranzosi, ma niente, il bottino del pirata Morgan è ancora là. Per quanto un indizio sia in mano nostra, ormai: c’è un punto nel castello in cui le pietre sono distribuite in modo da far pensare a un vano, nel grosso muro, peraltro indicato da un simbolo misterioso…
Storia e leggenda mettono fame: a pochi chilometri si trova l’agriturismo Mofardin, eccezionale in tutti i sensi (enogastronomico, estetico, economico), di cui abbiamo già parlato: https://itinerariegustianordest.blogspot.com/2020/09/stressa-unamica-mi-ha-detto-che-questo.html